
Rischia grosso...
Stanotte delirio... Ho commesso l'errore di andare a nanna dopo aver letto un trattato sulle fiabe.. La favola trattata era Cappuccetto Rosso (appunto):
Da Fiabe e Metafore alchemiche
CAPPUCCETTO ROSSO O IL MERCURIO
Con l’inseparabile cappuccio e la sua borsa in mano, Cappuccetto Rosso salta nella fiaba come il dio Mercurio, messaggero e portatore di farmaci. Ella è anche l’elemento chimico mercurio nascosto nella pietra cinabrina, oppure discolo e scorrevole come argento vivo. L’alternanza cinabro-mercurio (HgS – Hg) rappresenta nell’alchimia cinese il passaggio dalla morte alla vita, l’eterna resurrezione. (*)
Cappuccetto Rosso, la bimba della fiaba dei Grimm e di Perrault, è un piccolo dio Mercurio aleggiate nei boschi di castagni e di querce. Messaggera tra la mamma e la nonna, con il paniere contenente focaccia e vino (o burro), ella compie le mansioni del dio dai piedi alati, viandante, portatore di farmaci e consolazioni, intermediario. Del romano Mercurio (o del greco Hermes, del germanico Odino – Wotan, dell’etrusco Turm) ha alcuni attributi peculiari. Innanzi tutto quel suo cappuccio, da cui prende il nome. Mercurio è una divinità col cappello, il pètaso, qualche volta accompagnato da una mantellina. Wotan è descritto con il volto coperto da u cappuccio. Il cappello-cappuccio protegge il dio nei suoi viaggi e lo nasconde nelle sue furfanterie. Che quel copricapo fosse rosso è difficile stabilire, ma rosso era il cappello dei Frigi, rossi i capelli di Mercurio, violetta la mantellina di un Mercurio rappresentato in un dipinto murale sul viale dell’Abbondanza a Pompei. Loge, il demone del fuoco compagno preferito di Wotan, indossava un cappuccio e una mantellina rossa. Di Mercurio, Cappuccetto rosso ha anche la borsa, con cui reca le “medicine” alla vecchiaia”. Con Wotan la piccina condivide l’inquietante rapporto con un lupo. Rivelazioni essenziali di Mercurio (1) sono l’incontrare e il trovare e la sua tendenza ad associarsi volentieri a qualcuno (amalgamarsi?), tendenza quest’ultima che rende Cappuccetto Rosso affabile, ma la conduce anche a fidarsi della compagnia poco raccomandabile di un figuro incontrato per caso.
L’equiparazione della bambina del bosco alle divinità mercuriali è un primo passo per giungere all’equiparazione chimica di Cappuccetto Rosso al metallo liquido, il mercurio. Come il dio dai piedi alati, il mercurio è lo scorrevole, l’intermedio, il disceso dall’alto. Nella nostra esegesi metallurgica, esso si candida subito a scivolare tra le paginette della fiaba della bambina messaggera e a fornirle il suo senso ermetico. Il mercurio è l’unico metallo liquido a temperatura naturale, e di colore grigio lucente, volatile, solvente dell’oro e dell’argento. Ha peso atomico 200,61 e numero atomico 80; è vicinissimo dunque all’oro che ha peso atomico 197,2 e numero atomico 79. Fino ad epoca recente si tentò di trasformare un elemento nell’altro e non può escludersi che ciò sia avvenuto in minute proporzioni, Il suo simbolo è Hg, dal nome latino del metallo Hydrargirium, che significa “argento liquido” o “argento vivo”. Il nome attuale gli fu dato dagli alchimisti nel VI secolo. Essi adottarono il simbolo del pianeta Mercurio per indicare l’argento vivo, così connettendo il metallo fluido al pianeta dalla rotazione più veloce e al dio alato. In alchimia il mercurio non designa solo il metallo grigio, ma un più generale principio umido e passivo, femminile, sottoposto al principio secco e attivo, lo zolfo, come la donna soggiace all’uomo. Il mercurio dei cinesi (2) il shui yin, corrisponde al drago e agli umori del corpo, al sangue, al seme. L’alchimia cinese contrappone il mercurio non allo zolfo, ma al solfuro di mercurio (HgS), il cinabro, che è il minerale rosso entro cui il mercurio è catturato, racchiuso in natura. Se si sottopone il cinabro ad arrostimento (calcinazione) si libera mercurio, secondo la reazione: dalla polvere rossa del cinabro il mercurio riemerge come goccioline splendenti, a rappresentare la rigenerazione attraverso la morte (la combustione).
Si ottiene il cinabro come polvere di un bellissimo rosso vivo. L’alternanza cinabro\mercurio è, per gli alchimisti cinesi, simbolo della morte e della rinascita, della perpetua rigenerazione, alla maniera della Fenice che rinasce dalle sue ceneri. Ma non si dà vera morte, e il cinabro, per la sua capacità di rigenerare il mercurio, è simbolo di immortalità. Esso è rosso come il sangue, che sempre si rigenera nel corpo umano, e quindi può procurare il ringiovanimento e l’immortalità. Pau Put’zu prescrive di «mescolare tre libbre di cinabro con una libbra di miele, far seccare tutto al sole e ricavarne pillole della grandezza di un grano di canapa: dieci di queste pillole, prese nell’arco di un anno, fanno diventare neri i capelli bianchi e fanno rispuntare i denti caduti, e se si continua oltre l’anno si ottiene l’immortalità». (3)
Dentro il corpo umano gli alchimisti cinesi individuavano, nelle parti più segrete del cervello e del ventre, i tan- t'ien o «campi di cinabro» ove si preparava l'embrione dell'immortalità. Attraverso la meditazione si raggiunge uno «stato caotico» che consente di penetrare nei «campi di cinabro», ovvero nella Montagna mitica K'ouen-louen, abitata da Immortali (4).
Il cinabro è la forma quasi esclusiva nella quale si trova il mercurio in natura. Esso si presenta come concrezioni o spalmature su altre rocce, di colore rosso intenso, variabile dal rosso cocciniglia al rosso bruno. È proprio per questo rosso rifugio nella pietra cinabrina che il mercurio, il metallo del dio dal cappuccio, entra nella fiaba come Cappuccetto Rosso.
Da tempi antichissimi il cinabro, naturale o ottenuto dal mercurio solfurato, è usato come colorante vermiglio (vermiglione) per la pittura ad olio o per tessuti, in virtù del suo fortissimo potere ricoprente.
Il mercurio dagli alberi
Nel Medio Evo era invalso l'uso di far condensare i vapori di mercurio che salivano dal cinabro combusto sulle foglie fresche degli alberi a fogliame largo (5). Questo procedimento si realizzava in grande all'aperto nei boschi, o entro appositi locali a campana, nei quali erano posti il combustibile, il cinabro e gli alberelli di condensazione. […]
«Ouverture» della fiaba. Possiamo ricapitolare le proprietà del mercurio ricordando che esso si amalgama con gli altri metalli, è usato nella cura dei malanni e nella purificazione dei metalli preziosi e si trova in natura in una forma quasi esclusiva: il rosso cinabro. Esso è altresì l'unico metallo liquido, scorrevole, sfuggente. La fiaba dei Grimm (8) inizia narrando di una cara ragazzina; «solo a vederla le volevan tutti bene» La generale amorevolezza già accenna ad amalgami mercuriali, ma il mercurio si fa avanti più palese alla menzione dell'abbigliamento della piccina. La nonna le aveva donato «un cappuccetto di velluto rosso, e, poiché le donava tanto 'essa non volle più portare altro, la chiamarono sempre Cappuccetto Rosso?. La piccolina è protetta e occultata nel suo cappuccio rosso, che la identifica come «mercurio» nella qualità di metallo nascosto nella pietra vermiglia e solo in quella. Essa ricorda anche il Mercurio divino col suo immancabile pètaso sul capo. Messaggero e ristoratore, come il dio e come il metallo, la bambina si rivela subito, allorché la mamma le dice: «Eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di vino, portali alla nonna; è debole e malata e si ristorerà...». Dama etrusca (part. da una tomba di Tarquinia); il cappuccio rosso, la giovane età, e l'atteggiamento generale fanno pensare ad una
"antenata" della favola dei fratelli Grimm. Appena giunta nel bosco, Cappuccetto Rosso incontra il lupo che subito le chiede ove ella vada. La risposta della bambina è un vero enigma. Alla domanda del lupo: «Wo wohnt deine Grossmutter?»-(dove abita la tua nonna?), Cappuccetto Rosso risponde «Unter den drei grossen Fichbäunen.» (sotto le tre grosse querce), come se la nonna abitasse sotto gli alberi e precisa: «Da staht ihr Haus» (Là sta la sua casa). Poi aggiunge «Untern sind die Nusshecken. (sotto sono i noccioli). Come possono i noccioli essere sotto. la casa? Questa strana descrizione della nonna sotto le querce e sopra i noccioli acquista senso se si immagina la casa della nonna come la camera a volta per l'estrazione alchemica del mercurio. Lì gli alberelli sono dentro la casetta; sotto gli alberelli sono le fascine (noccioli?), su cui è posta la pietra di cinabro (la nonna?) (9). La triplice quercia fornisce un altro richiamo mercuriale. Il grande albero fronzuto rimanda all'albero gigante della mitologia nordica, al frassino di Wotan- Odino, Yggdrasill. La triplicità del tronco si addice al germanico Mercurio, che era infatti rappresentato da tre persone: Odhinn, Vili e Vé. Per altro anche il metallo mercurio è uno e trino. «La nostra pietra. si legge nel Manuscriptum di P.G. Fabre - si presenta trina ed una: trina perché in essa sono il sale, il mercurio e lo zolfo, una perché questa triade costituisce un oggetto omogeneo e affine... Esso contiene il simbolo della divinità che è trina ed una». […] In una nota fiaba dei Grimm la piccola nel bosco è sdoppiata. Le metamorfosi della viaggiatrice (che è Odino-Mercurio) sono ripartite tra un fratellino e una sorellina. L’albero, che come Yggdrasill presenta un'ampia cavità, si incontra subito. «La sera giunsero in un gran bosco ed erano così stanchi per il pianto, /a fame e il lungo cammino, che si misero dentro un albero cavo e si addormentarono. La mattina dopo, quando si svegliarono, il sole era già alto nel cielo e i suoi raggi penetravano ardenti nell'albero... Strana dizione questa, che fa intravedere tra le chiome «l'igneo fulgore» del re longobardo, e che si trova anche nella fiaba di Cappuccetto Rosso: «Cappuccetto Rosso alzò gli occhi e ... vide i raggi del sole danzare attraverso gli alberi...». I bambini proseguono nel loro cammino e incontrano tre sorgenti. Sono tre le sorgenti a cui portano le radici del frassino Yggdrasill. Ad una di queste sorgenti si recò Odino, e chiese di bere un sorso, ma l'ottenne solo al costo di subire una trasformazione. Il fratellino ha sete, ma alla prima sorgente può bere solo trasformandosi in tigre, alla seconda deve trasformarsi in lupo, alla terza cede alla sete e si trasforma in un capriolo. La trasformazione cui Odino è costretto per abbeverarsi alla fonte consiste nella perdita di un occhio. Nella fiaba che stiamo commentando è la sorellastra dei due bambini che compare in scena «con un occhio solo». Alla fanciulla trovata nel bosco, che nel contempo è diventata regina e madre, tocca un'altra sorte che ci riporta d'improvviso in mezzo ai rituali infuocati dei boschi del mercurio. Ella è trascinata in uno stanzino dove è sottoposta a combustione e sublimazione: «Ma nella stanza da bagno avevano acceso un fuoco d’inferno, così che la bella giovane regina ne fu presto soffocata...». Ella diviene una silenziosa immagine di sogno, che appare tre volte nella stanza oscurata del bambino, sinché, alla terza, richiamata dal re, torna in vita «fresca, rosea e sana». Lo stanzino infuocato corrisponde alla pancia del lupo. Il Lupo - Sulla via che conduce alle tre querce, Cappuccetto Rosso ha incontrato il lupo. Il lupo è un'altra manifestazione del mercurio, un altro tramite attraverso cui il metallo cangiante si affaccia nella fiaba. Il lupo della fiaba ha tutte le malizie ed insidie del cloruro mercurioso, che già conosciamo col nome di calomelano (il «bel nero») come prodotto medicinale bianco e dolciastro.
In una favola dei Grimm, che possiamo considerare una variante di Cappuccetto Rosso, incontriamo un altro lupo truccato. È la favola de Il lupo e i sette caprettini (i sette metalli?) (11). Il lupo cattivo, per non farsi riconoscere, mangia prima un grosso pezzo di creta «e così s'addolcì la voce», poi s'imbianca la zampa di farina. Riuscirà a farsi aprire la porta e ad inghiottire i piccoli imprudenti. Dolce, bianco e infido come il calomelano. Il nome alchemico del cloruro mercurioso era, come s'è detto, quello di draco mitigatus, dragone attenuato, mostro nascosto. Questa è la natura del lupo delle fiabe, e precisamente anche quella del calomelano che, per azione degli agenti naturali, si trasforma in una mistura corrosiva grigio-nera, che contiene sublimato corrosivo. Da dolce e mite il lupo si trasforma in caustico e vorace, da bianca polvere in cenere spaventosa. Il mostro nascosto si svela, esprimendo, di fronte all'innocenza della pietra naturale, le pericolose proprietà del mercurio officinale. Il .dragone attenuato si informa sul percorso della bambina e sulla casa della nonna. Con voce suadente il lupo s'impegna poi ad indurre la bambina a perdere il tono sostenuto e contegnoso e abbandonarsi a una dolce festosità dionisiaca. «Vedi, Cappuccetto Rosso, quanti bei fiori? Perché non ti guardi intorno? Credo che non senti neppure come cantano dolcemente gli uccellini! Te ne vai tutta contegnosa, come se andassi a scuola, ed è così allegro fuori nel bosco!». La bambina si lascia sedurre, se ne va fuori del sentiero. e si perde in cerca di fiori. Lo strappo del fiore è il momento della violazione originaria, l'apertura della via verso gli Inferi, che sono in agguato nelle profondità del bosco. Anche Proserpina è intenta a cogliere fiori quando s'apre per lei la via dell'Ade. Qui pure c'è un Ade appostato: il lupo. «Dal sentiero corse nel bosco in cerca di fiori. E quando ne aveva colto uno, credeva che più in là ce ne fosse uno più bello e ci correva e si addentrava sempre più nel bosco.» Da qui è tutto un precipitare verso l'antro infernale che s'apre con la bocca spalancata del lupo e si chiude con il suo ventre ingordo: Ma Cappuccetto Rosso aveva girato in cerca di fiori, e quando ne ebbe raccolti tanti che più non ne poteva portare, si ricordò della nonna e s 'incamminò. Il lupo era intanto arrivato alla casetta della nonna. Dopo l'arrivo del lupo, la casetta nel bosco rappresenta un recesso infero, la apertura del precipizio. Il lupo, con le sue fauci spalancate, va a farvi la parte della bocca della fornace, pronta ad accogliere le rosse pietre del cinabro. Prima egli inghiotte le esaurite ossa della nonna, quindi si dispone ad attendere l'arrivo del bocconcino tenerello, della fresca rossa pietra cinabrina. Egli compie il rituale dell'imbiancamento dell'aspetto e dell'addolcimento della voce, come nella fiaba dei Sette Caprettini. All'arrivo della piccina, rivela via via la sua natura e infine spalanca la bocca spaventosa e inghiotte tutta intera Cappuccetto Rosso. Il ventre del lupo è una caverna nel folto bosco. Vi giace, nell'oscurità, una bella sepolta o addormentata in attesa di un liberatore. Minerale racchiuso nella miniera, o pietra gettata nel forno; il cinabro attende di tornare scintillante mercurio. Il salvatore appare nelle vesti di un cacciatore; la spada che trafigge la belva sono un paio di forbici affilate, che tagliano la pancia del lupo addormentato. La ricomparsa della bambina-mercurio è annunciata da uno splendore, da una luce che emerge dall'oscurità. «Dopo due tagli, vide brillare il cappuccetto rosso e dopo altri due la bambina saltò gridando: - Che paura che ho avuto! Com'era buio nel ventre del lupo!». Luce che splende nelle tenebre, vita che si rigenera, Cappuccetto Rosso torna, come la Fenice, a rinascere dopo la combustione.
Per Attilio Mordini «il senso più profondo della fiaba di Cappuccetto Rosso è quello del momentaneo sopravvento del male sul bene, simile al sopravvento di Renris sugli asi nel crepuscolo degli dei per i germanici; e, nella versione dei fratelli Grimm, il cacciatore, che con la sua scure sventra il lupo, è anche figura della redenzione finale e del trionfo del bene e dell'essere.» (12).
In realtà, è proprio attraverso il passaggio agli Inferi -o in altre parole, il tragitto nel ventre- forno del lupo - che la bambina conquista la luce. Che la pancia del lupo sia forno per la Combustione delle pietre, come quello che si usa per la sublimazione del cinabro, è attestato dall'operazione che la bambina salvata compie in chiusura della fiaba.
«E Cappuccetto Rosso corse a prendere dei pietroni, con cui riempirono la pancia del lupo».
Insomma.. i miei sogni invece erano più simili ad un famoso film horror del 1984 (se non erro), "IN COMPAGNIA DEI LUPI" di Neil Jordan, in cui la tematica è molto più morbosa e " a sfondo sessuale" (Figurati!!) con una vena demenziale di fondo....
IL CAPPELLAIO MATTO