domenica 22 novembre 2009

Santa Cecilia

Santa Cecilia io non so chi sia, nè so per quale motivo sia la partona dei musicisti, nè tantomeno perché a Taranto sia festa il 22 novembre, giorno dedicato a questa santa.
Quello che so è che cosa sia per me, e credo per la maggior parte dei tarantini, questo giorno.
Per il 22 novembre tutti gli alberi di Natale e gli addobbi e i personaggi del presepe scendono dai tramezzi, escono dagli sgabuzzini, saltano fuori dalle scatole in cui hanno riposato nei passati dieci mesi, e cominciano a diffondere per casa l'atmosfera natalizia. Per le vie della città, se alzi gli occhi, da questa sera potrai cominciare a scorgere le lucine colorate e decorazioni alle finestre. Taranto è estrema anche nella durata del periodo natalizio: esiste un'altra città dove dura un mese e mezzo?
E poi, soprattutto, il 22 novembre ci sono loro: le pettole (foto).
Dal mattino molto presto il profumo di queste splendide palline di pastella fritta e avvolta nello zucchero, disarmanti nella loro semplicità ed essenzialità, invade le strade, i cortili, i pianerottoli dei condomini. Le mamme impastano la sera prima di andare a letto, e al mattino prestissimo friggono le pettole perchè siano pronte per la colazione della famiglia: festeggio con questo post il mio ingresso ufficiale nella schiera delle mamme tarantine, avvenuto questa mattina alle 8:05 dopo cinque ore di sonno e quintali di adrenalina per l'evento.
Sono cresciuta in una famiglia poco tradizionalista, unica bambina in casa, con una mamma che non amava i riti e poco conosceva le tradizioni di questa città, che le stava stretta. Ho vissuto l'adolescenza e la giovinezza in un oratorio salesiano, l'istituzione più vicina ad una famiglia allargata nella quale mi sono imbattuta, dove il 22 novembre un'orda di mamme tarantine doc armata di frizzola (leggi: padella per friggere) e mestolo forato calava in cortile a friggere chili di pettole per tutti sui fornelli da campeggio, mentre io e i miei amici suonavamo con una band strampalata pezzi rock e blues stonati avvolti dall'odore di fritto che ti restava attaccato addosso senza rimedio per tutto il giorno. Invidiavo i figli di quelle donne che sapevano dare un valore a questa piccola cosa, che sapevano con un tocco di zucchero fare una festa intorno a un po' d'acqua e farina, perchè in fondo non facevo davvero parte di quel tutto, perchè in fondo non appartenevo davvero a quel rito di apertura delle feste di Natale, che a casa mia erano vissute con quel distacco e quel po' di freddezza tipici di chi bada alla sostanza e non sopporta l'ipocrisia dei riti religiosi o tradizionali. Ringrazio i miei per avermi cresciuta in questo modo, se così non fosse stato il mio senso critico non sarebbe così sviluppato e sari certamente una persona meno libera...però queste piccole cose sono mancate tanto alla bambina che è in me, che non vedevo l'ora di poterle creare io, non vedevo l'ora di poter essere io protagonista di questi piccoli sogni bambini.
Questa mattina, quando ho invaso la casa con quell'odore, guardando le case del presepe gigante che il Duca allestirà, meditando su quanto tempo ci vorrà a montare l'albero ecologico di due metri che abbiamo preso, attaccando le decorazioni di silicone sui vetri della credenza, quella nostalgia è svantita, spazzata via dalla stupefacente sensazione che dà l'essere riusciti a realizzare un piccolo grande sogno. La sensazione perfetta di quando ogni cosa è al suo posto, e tu sei esattamente dove vorresti essere e con coloro con cui vorresti essere.

Ricetta delle pettole per 4 persone:

ingredienti:
200 gr di farina
1/3 di panetto di lievito di birra
acqua q.b.
olio per friggere

utensili:
1 frizzola
1 mestolo forato
1 cucchiaino
1 dito indice

procedimento:
Si fa sciogliere il lievito sbriciolato con un cucchiaino di zucchero, lo si aggiunge una volta sciolto alla farina, e si crea una pastella aggiungendo pian piano acqua fredda e lavorando il tutto energicamente con una forchetta. L'impasto dovrà risultare una pastella piuttosto liquida, senza grumi. Si lavora con la forchetta finché non si ottiene questo risultato. Si lascia poi lievitare per alcune ore (meglio se tutta la notte).
Dopo la lievitazione, che dà una pastella fermentata sempre liquida ma un po' più collosa, si mette a scaldare una pentola alta con abbondante olio per friggere e si lasciano cadere nell'olio bollente, una ad una, piccole porzioni di impasto raccolte con un cucchiaino e fatte scendere nell'olio bollente con l'indice. Sono pronte quando sono belle dorate. Tirate fuori dall'olio caldo, vanno fatte asciugare bene con carta assorbente, e passate dello zucchero semolato quando sono asciutte ma tiepide. Et voilà, il minuto di paradiso della duchessa. Oggi è festa grande.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non passavo da qui da molto tempo e, da mesi, avevo abbandonato il mio blog. Bello tornare e trovare la magia pre natalizia e le fantastiche pettole. Mio papà era di Taranto. Per tutto il racconto ho immaginato lui, bambino, godere di questa magia.
Il vostro blog è sempre una garanzia. Un abbraccio a voi tutti!
Px.

la duchessa ha detto...

Ciao PX bentornato :-)
Sono contenta di aver risvegliato anche così il ricordo di tuo papà, che so essere sempre vivo e forte.
Torna presto a leggerci!

Cappellaio Matto - Lepre Marzolina ha detto...

Tu guarda chi è passato da queste parti: PX Buonanima!!! Come stai?? Eh.. le pettole chiamano tutti a raccolta!! Ogni degna festa di natale con gli amici/parenti Torinesi veniva accompagnata con le pettole che zia Teresa preparava.. un po' pesanti ma.. buonissime..
Quanti ricordi nelle piccole cose non tovate?
Assimiliamo e tramandiamo!!!
Un abbraccio a tutti e due miei cari...

il cappellaio matto