Di Nello Ceccon
Lo sciamano nella comunità non è solo chiamato per guarire fisicamente le persone, ma ha anche una funzione simile a quella del nostro psicoterapista, perché ha compreso il potere delle parole. Siamo coscienti che la nostra capacità di immaginazione è molto forte e, consapevoli o no, siamo in grado di creare quello che immaginiamo.
Sandra Ingerman racconta che uno dei rischi più frequenti del lavoro del recupero dell’anima è quello di fare peggiorare, rendere tristi le persone con cui abbiamo fatto il lavoro. Molto spesso raccontiamo dei traumi che abbiamo visto nel viaggio, ma in questo modo traumatizziamo ancora di più il paziente. Il punto chiave è invece raccontare delle storie che fanno guarire, dobbiamo imparare a raccontare storie in modo che il paziente “possa camminare nella bellezza in una strada sacra” come dicono i Navajo.
Quello che riportiamo dal recupero dell’anima è la pura essenza, che non ha personalità o sentimenti. Riportiamo la forza della vita, soffiamo dentro questa purezza, non la storia che abbiamo visto. Non riportiamo indietro la parte dell’anima che era stata spaventata, altrimenti il paziente si spaventa.
È una grande responsabilità raccontare una storia che possa ispirare la persona a guarire, a ritornare nella vita con gioia. Dobbiamo porre molta attenzione nelle parole.
Molto spesso raccontiamo alle altre persone i disagi o le disavventure che abbiamo vissuto. È facile raccontare della propria malattia, dell’amata che ci ha appena lasciato,…ma, se siamo consapevoli del potere delle parole, così facendo ricreiamo la stessa situazione, lo stesso evento lo riproduciamo ogni volta che lo raccontiamo, coinvolgendo anche la persona che ci sta ascoltando.
Raccontare una bella storia, con delle belle parole, può fare la differenza nel rapporto con le persone e soprattutto nel rapporto con noi stessi.
Le parole sono dei semi piantati. Perciò dobbiamo avere molta cura ed attenzione in quello che piantiamo, in quello che diciamo, perché poi queste parole crescono, si radicano nella persona che le riceve.
È sempre stato creduto che le parole abbiano il potere di trasformare i pensieri senza forma in realtà, in manifestazioni fisiche.
Tra i Sami, una popolazioni della Lapponia, ci sono degli sciamani chiamati “dottori della parola”, perché riescono a portare la guarigione con il potere delle parole e delle canzoni, anche per fare passare il mal di testa.
Gli antichi avevano capito l’importanza delle parole.
ABRAQ AD HABRA in aramaico significa “CREO QUELLO CHE DICO”
La creazione nella Genesi racconta che Dio ha creato il mondo con le parole “Sia fatta la Luce” , nel nuovo Testamento Giovanni inizia con “Al principio c’era il Verbo, ed il Verbo era con Dio ed il Verbo era Dio”.
Anche nella tradizione indiana, induista il potere delle parole è conosciuto. Loro conoscono il potere dei mantra, dei canti vedici. Pensiamo all’importanza che danno al suono primordiale all’om, sono le sillabe con cui si è manifestato l’intero universo. Anche nella tradizione meso-americana si è sempre dato importanza all’uso della parola, don Miguel Ruiz nel suo libro I Quattro Accordi pone come primo accordo “sii impeccabile con le parole”
Apprezzare, onorare ed essere grati sono parole magiche che hanno il potere di trasmutare.
Quanto creiamo con le nostre parole!
Provate a fare una lista di parole e poi sentire le loro vibrazioni leggendole ad alta voce.
Lo sciamano nella comunità non è solo chiamato per guarire fisicamente le persone, ma ha anche una funzione simile a quella del nostro psicoterapista, perché ha compreso il potere delle parole. Siamo coscienti che la nostra capacità di immaginazione è molto forte e, consapevoli o no, siamo in grado di creare quello che immaginiamo.
Sandra Ingerman racconta che uno dei rischi più frequenti del lavoro del recupero dell’anima è quello di fare peggiorare, rendere tristi le persone con cui abbiamo fatto il lavoro. Molto spesso raccontiamo dei traumi che abbiamo visto nel viaggio, ma in questo modo traumatizziamo ancora di più il paziente. Il punto chiave è invece raccontare delle storie che fanno guarire, dobbiamo imparare a raccontare storie in modo che il paziente “possa camminare nella bellezza in una strada sacra” come dicono i Navajo.
Quello che riportiamo dal recupero dell’anima è la pura essenza, che non ha personalità o sentimenti. Riportiamo la forza della vita, soffiamo dentro questa purezza, non la storia che abbiamo visto. Non riportiamo indietro la parte dell’anima che era stata spaventata, altrimenti il paziente si spaventa.
È una grande responsabilità raccontare una storia che possa ispirare la persona a guarire, a ritornare nella vita con gioia. Dobbiamo porre molta attenzione nelle parole.
Molto spesso raccontiamo alle altre persone i disagi o le disavventure che abbiamo vissuto. È facile raccontare della propria malattia, dell’amata che ci ha appena lasciato,…ma, se siamo consapevoli del potere delle parole, così facendo ricreiamo la stessa situazione, lo stesso evento lo riproduciamo ogni volta che lo raccontiamo, coinvolgendo anche la persona che ci sta ascoltando.
Raccontare una bella storia, con delle belle parole, può fare la differenza nel rapporto con le persone e soprattutto nel rapporto con noi stessi.
Le parole sono dei semi piantati. Perciò dobbiamo avere molta cura ed attenzione in quello che piantiamo, in quello che diciamo, perché poi queste parole crescono, si radicano nella persona che le riceve.
È sempre stato creduto che le parole abbiano il potere di trasformare i pensieri senza forma in realtà, in manifestazioni fisiche.
Tra i Sami, una popolazioni della Lapponia, ci sono degli sciamani chiamati “dottori della parola”, perché riescono a portare la guarigione con il potere delle parole e delle canzoni, anche per fare passare il mal di testa.
Gli antichi avevano capito l’importanza delle parole.
ABRAQ AD HABRA in aramaico significa “CREO QUELLO CHE DICO”
La creazione nella Genesi racconta che Dio ha creato il mondo con le parole “Sia fatta la Luce” , nel nuovo Testamento Giovanni inizia con “Al principio c’era il Verbo, ed il Verbo era con Dio ed il Verbo era Dio”.
Anche nella tradizione indiana, induista il potere delle parole è conosciuto. Loro conoscono il potere dei mantra, dei canti vedici. Pensiamo all’importanza che danno al suono primordiale all’om, sono le sillabe con cui si è manifestato l’intero universo. Anche nella tradizione meso-americana si è sempre dato importanza all’uso della parola, don Miguel Ruiz nel suo libro I Quattro Accordi pone come primo accordo “sii impeccabile con le parole”
Apprezzare, onorare ed essere grati sono parole magiche che hanno il potere di trasmutare.
Quanto creiamo con le nostre parole!
Provate a fare una lista di parole e poi sentire le loro vibrazioni leggendole ad alta voce.
IL CAPPELLAIO MATTO
1 commento:
Molto bello.
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