"... Mi piace essere in un corpo che ormai invecchia. Posso guardare le montagne senza il desiderio di scalarle. Quand'ero giovane le avrei volute conquistare. Ora posso lasciarmi conquistare da loro. Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l'uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì ci è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne. Per questo, attraverso i secoli, tantissimi uomini e donne sono venuti quassù nell'Himalaya, sperando di trovare in queste altezze le risposteche sfuggivano loro restando nelle pianure. Continuano a venire. L'inverno scorso davanti al mio rifugio passò un vecchio sanyasin vestito d'arancione. Era accompagnato da un discepolo, anche lui un rinunciatario.«Dove andate, Maharaj?» gli chiesi. «A cercare dio», rispose,come fosse stata la cosa più ovvia del mondo. Io ci vengo, come questa volta, a cercare di mettere un po' d'ordine nella mia testa.Le impressioni degli ultimi mesi sono state fortissime e prima di ripartire, di « scendere in pianura» di nuovo, ho bisogno di silenzio. Solo così può capitare di sentire la voce che sa, la voce che parla dentro di noi.Forse è solo la voce del buon senso, ma è una voce vera. Le montagne sono sempre generose. Mi regalano albe e tramonti irripetibili; il silenzio è rotto solo dai suoni della natura che lo rendono ancora più vivo. L'esistenza qui è semplicissima. Scrivo seduto sul pavimento di legno,un pannello solare alimenta il mio piccolo computer; uso l'acqua di una sorgente a cui si abbeverano gli animali del bosco- a volte anche un leopardo - faccio cuocere riso e verdure su una bombola a gas, attento a non buttar via il fiammifero usato.Qui tutto è all'osso, non ci sono sprechi presto si impara a ridare valore ad ogni piccola cosa. La semplicità è un enorme aiuto nel fare ordine..."
di TIZIANO TERZANI
IL CAPPELLAIO MATTO
5 commenti:
Ho sempre pensato che Mare e Montagna fossero come la diversa espressione di una forza simile, proprio come dice Terzani "Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l'uomo si sente ispirato, sollevato."
Nel film "7 anni in Tibet" il personaggio interpetato da Pitt, un alpinista tedesco, ad un certo punto dice queste parole per descrivere il su amore per la montagna, che io ho adattato al mare, perché esprimono perfetamente la bellezza di due dimensioni che sembrano così distanti eppure, invece, sono così simili:
"...cosa mi piace della montagna?
mi piace l'assoluta semplicità. Ecco cosa mi piace.
Quando sei in montagna la tua mente è sgombra, libera da qualsiasi confusione, sei concentrato.
Ad un tratto la luce diventa più nitida, i suoni sono più ricchi e tu sei invaso dalla profonda, potente presenza della vita..."
E' proprio così..
Domenica scorsa un ragazzo che conoscevo di vista (amico di amici) è tragicamente scomparso in un incidente in alta montagna... Marco era di salerno, da una decina di anni si era trasferito qui in piemonte per stare vicino alle sue montagne...aveva stretto amicizie profonde e aveva fatto della sua passione un lavoro... Al di la del dolore e del vuoto che accompagnano la perdita.. si è parlato tanto della vicenda, si è criticato lui e gli altri coinvolti, la montagna, gli sport estremi.. senza secondo me tener conto del fatto che per lui (come per molti altri) non esisteva differenza fra vivere la montagna o la propria vita. E' quasi una droga per chi si sente parte di questo elemento (come immagino succeda con il mare) e non si può vivere a metà: a quel punto è troppo radicato nella persona. Si è la stessa cosa.
Ripeto non conosco molto di Marco, giusto quello che chi gli è stato vicino dice.. ma questa è l'idea che mi sono fatta io..
Non credo sia il rischio o l'adrenalina che ti spingono a fare queste scelte di vita.. c'è solo la passione e lo stare a contatto con quella parte di se stessi che in quella dimensione ritroviamo.. ognuno a modo proprio...
Chi si sente di rischiare deve rischiare, fa parte della sua natura, del suo modo di essere, quale altro modo di essere felici se non essere se stessi?
il cappellaio
avevo sentito alla radio di questo incidente, ma non avevo colto né il nome del ragazzo né che fosse di Salerno, come me...
tornando a quello che dici, sono d'accordo, e pensa quante persone non hanno nemmeno il coraggio di essere se stessi...
Credo che sia la cosa peggiore non essere se stessi... Qualunque sia la causa... SEguire il proprio cammino è l'unica cosa che ci rende VIVI!!
il cappellaio
Posta un commento